l'Evoluzione Culturale
della specie umana
dal "Progetto Evoluzionismo"
(prof.ri Federico Agen e Rossella Lombardo)
video visita guidata 30 novembre 2011
Percorso Didattico della Mostra "Homo sapiens, la grande storia della diversità umana ".
Strani primati di grossa taglia fuoriescono dalle radure africane e colonizzano il Vecchio Mondo. Siamo agli inizi del genere Homo, poco meno di due milioni di anni fa. Qual è il loro tratto distintivo? L’espansione cerebrale? L’utilizzo di strumenti in pietra? Certamente, ma ciò che contraddistingue più di altro tutte queste nuove forme sembra soprattutto l’acquisizione di una locomozione bipede completa e l’emancipazione da uno stile di vita ancora parzialmente arboricolo. Il bacino è compatto, verticale, con l’attaccatura di potenti muscoli. L’andatura smette di essere incerta e oscillante, e gli arti superiori non penzolano più, lunghissimi, lungo i fianchi. Non era mai successo, da quando ci siamo separati dal nostro antenato comune con gli scimpanzé, vissuto sei milioni e mezzo di anni fa. I primi Homo sono esseri slanciati e agili, adattati agli ambienti in via di inaridimento nell’Africa orientale. Divisi in più specie, sono grandi camminatori, senza pelo, figli a modo loro della formazione della Great Rift Valley. Spostano gli insediamenti in cerca di cibo, si espandono, esplorano ambienti inediti, si muovono, incessantemente. C’è qualcosa di loro, in tutti noi, ancora oggi. Nel momento in cui abbiamo cominciato a diventare umani, abbiamo anche iniziato a vagare negli spazi aperti, a solcare le praterie, ad attraversare vallate e istmi, a cercare qualcosa oltre la collina. Perché?
“L’umanità si è diffusa rapidamente sulla faccia della terra e si è trovata esposta nel corso delle sue incessanti migrazioni alle più diverse condizioni di vita: gli abitanti della Terra del Fuoco, del Capo di Buona Speranza o della Tasmania in un emisfero, e delle regioni Artiche, nell’altro, debbono essere passati per molti climi ed aver cambiato le loro abitudini molte volte, prima di raggiungere le loro dimore attuali”
(Charles R. Darwin, 1871)
Quando la nostra specie Homo sapiens nacque in Africa, intorno a 200 mila anni fa secondo i dati genetici e archeologici, una delle sue prima attività sembra sia stata quella di… spostarsi! Ma il Vecchio Mondo era già affollato di specie del genere Homo fuoriuscite dall’Africa in almeno due ondate precedenti. Così i nostri antenati sapiens, uscendo dall’Africa forse anch’essi più volte a ondate successive ed espandendosi di regione in regione, hanno incontrato i loro cugini più antichi, hanno lungamente convissuto con loro negli stessi territori, fino a quando – in tempi recenti e per ragioni non ancora chiare, forse a seguito di una competizione demografica per le risorse – siamo rimasti l’unico rappresentante del nostro genere sulla Terra, con quella nostra faccia piatta, le gambe lunghe, i lobi frontali ben sviluppati. Un’evenienza assai tardiva, e forse contingente: fino a quaranta millenni fa, un battito di ciglia del tempo geologico, ben cinque specie del genere Homo vivevano tutte insieme nel Vecchio Mondo! Vieni a conoscerle.
“Una sola specie umana abita adesso questo pianeta, ma gran parte della storia ominide è stata caratterizzata dalla molteplicità, non dall’unità. La stato attuale dell’umanità come un’unica specie, massimamente diffusa sull’intero pianeta, è decisamente insolito”
(Stephen J. Gould, 1998)
Il mosaico del popolamento di Homo sapiens sulla Terra si va componendo e con esso prendono forma i tracciati della diversità genetica, linguistica e antropologica dell’umanità. Dai siti europei dei sapiens di Cro-Magnon, ma forse già da ritrovamenti sudafricani più antichi, emergono i primi segni di un profondo cambiamento comportamentale e cognitivo, che gli studiosi definiscono “Rivoluzione Paleolitica” e rappresenta la “seconda nascita”, cognitiva e comunicativa, della specie umana, la specie parlante. Per la prima volta compaiono in natura capacità di pensiero e abilità creative che apparentemente non si riscontrano in alcun altro essere vivente, comprese le altre specie umane del passato. Perduti i nostri primati di eccezionalità e di solitudine, emergono i contorni della nostra unicità. Nel frattempo altre due epiche avventure di esplorazione raccontano della colonizzazione dei “nuovi mondi”: il continente australiano e le Americhe. Grazie alla convergenza di dati provenienti da discipline diverse – come la genetica di popolazioni, l’archeologia e la linguistica – è oggi possibile ricostruire l’albero genealogico delle diversificazioni dei popoli sulla Terra e la trama delle ramificazioni che hanno portato la specie umana a diffondersi in tutto il globo: è la storia globale della diversità umana scritta nei geni, nei popoli e nelle lingue.
“Ogni villaggio è un microcosmo che tende a riprodurre il macrocosmo dell’umanità intera, anche se in proporzioni un po’ diverse”
(Luigi Luca Cavalli Sforza, 2011)
“Noi non saremmo qui se l’estinzione fosse un gioco totalmente leale”
(David Raup, 1991)
E già rosseggiava, fugate le stelle, l’Aurora,
quando lontani colli nell’ombra e bassa vediamo
l’Italia. Italia!, esclama Acate per primo,
Italia con lieto clamore i compagni salutano.
Allora il padre Anchise coronò una gran tazza,
e la riempì di vino puro e i celesti invocava
stando sull’alta poppa.
(Virgilio, Eneide)
“Spostarsi sul territorio è una prerogativa dell’essere umano, è parte integrante del suo ‘capitale’, è una capacità in più per migliorare le proprie condizioni di vita. E’ una qualità connaturata, che ha permesso la sopravvivenza dei cacciatori e raccoglitori, la dispersione della specie nei continenti, la diffusione dell’agricoltura, l’insediamento in spazi vuoti, l’integrazione del mondo.”
(Massimo Livi Bacci, 2010)
MAPPA EVOLUZIONE UMANA from Codice Idee per la Cultura on Vimeo.
L' evoluzione contemporanea della specie umana : IDIOCRACY from dariolynx on Vimeo.
Abbiamo la fortuna di partire molto in alto, più in alto di tutti, per costruire la nostra esistenza e il futuro della nostra società, ma questo sembra che pochi lo comprendano. Per estendere queste possibilità a tutti e tradurle in capacità, dobbiamo far sì che una società acquisisca le conoscenze precedenti e le faccia proprie attraverso lo studio e la comunicazione, ma anche attraverso l'etica e la creatività. La politica (vedi Michael J. Smith) dovrebbe occuparsi di questo invece che essere ottusa e corruttibile, sempre e comunque al servizio dei potenti, attorcigliata nella sua bramosia di potere che la rende una zavorra e spesso qualcosa di infausto per la società, anziché colei che dovrebbe alimentare il progresso delle genti.
- Sali sulle spalle dei giganti (in inglese: stand on the shoulders of giants)
...leggi l'introduzione completa.
[N.d.A.]
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